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Mi propongo di far conoscere realtà che non piacciono, sono scomode e infastidiscono per la loro crudezza.Vorrei che ognuno di noi si interessasse agli altri anche se distanti.

mercoledì 27 aprile 2016

La Storia di Sweety

South Beach, Liberian's slum in Monrovia. Photofrapher Eva Menossi.
Quando ero a Monrovia abitavo proprio accanto a uno dei più grandi slum della capitale: South Beach. Scelsi quel posto perché mi permetteva di stare a contatto con le persone, di condividere con loro alcuni momenti, di mangiare insieme quelle poche cose che riuscivo a ingoiare data la malaria. Passai quasi una ventina di giorni a conoscere le persone che vivevano nello slum.
In Liberia oltre il 50% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, percependo mezzo dollaro al giorno. 
Gli slum sono agglomerati di baracche costruite in lamiera o con materiali di fortuna. Talvolta le abitazioni sono talmente piccole da poter ospitare solo un materasso. Durante la stagione dell piogge: che si estende per ben tre mesi da Maggio a Luglio gli abitanti degli slum non hanno case asciutte, in quanto l'acqua filtra attraverso il soffitto bagnando i materassi. Non c'è corrente elettrica ne tanto meno rete fognaria o acqua corrente: infatti gli abitanti si trovano  a mangiare esattamente vicino ai posti dove buttano i rifiuti organici e non: favorendo così la trasmissione di malattie come il colera. South Beach (il più grande slum di Monrovia dopo West Point) è abitato da ex-bambini soldato e dalle loro famiglie che senza un sussidi governativo o  accesso a cure mediche, si arrangiano come possono.
L'alto tasso di alcolismo è una conseguenza della situazione di disagio estremo in cui si trovano a vivere gli abitanti dello slum, così come tra bande differenti di diversi slum è uso pacificare i conflitti con l'assunzione di crack in comune, prodotto dagli scarti di cocaina (ben più costosa) che permette sia di evadere da una quotidianità senza futuro che dai numerosi disturbi psicologici che queste persone si trovano inevitabilmente ad avere. 
La situazione delle donne è inevitabilmente peggiore di quella degli uomini. Sottoposte a violenza dai mariti e a loro volta violente con i figli non si trovano ad avere molte alternative di vita.: la prima è vendere cibo che cucinano in casa o piccole merci come lattine di cibo (prese di solito da associazioni umanitarie e poi rivendute più volte) mentre la seconda e la più usata è la prostituzione.
Come sostiene Appaduray nei suoi numerosi studi svolti in India e Baglandesh, il fenomeno della prostituzione è strettamente legato alla povertà e alla necessità di denaro. Mi sentirei personalmente di aggiungere che la guerra, spezzando i legami familiari attraverso pulizie etniche, deportazioni etc...ha ulteriormente aggravato la situazione all'interno del paese, lasciando le persone ancor più prive di risorse economiche.
Molte donne dello slum si sono trovate nella condizione di prostitute già dai tempi della seconda guerra civile liberiana (1999-2003), quando ancora erano bambine. Il fenomeno della prostituzione in Liberia, specialmente a Monrovia è in costante crescita andando di pari passo con l'incremento della povertà (così come dicono i dati raccolti dal LISGIS -Liberia Institute of Statistic & Geo Information Service-). Vi è inoltre il fenomeno dello stupro come forma di iniziazione all'attività di prostituta.
Le prostitute degli slum lavorano principalmente e quasi esclusivamente la notte, non nella zona dove abitano e si dividono in due classi: le donne che si vendono ai bianchi e quelle che lo fanno con i propri connazionali. Questa differenza determina una diversa modalità di approccio (ovvero solo nel caso in cui una donna si prostituisca con un connazionale lavora per strada, mentre le altre più che altro si fanno offrire drink negli alberghi di lusso come tecnica di adescamento) nonché una differenza si status sociale ed economico (gli stranieri pagano meglio).
Fu grazie a un ragazzo che che abitava in una casa abbandonata che conobbi Sweety (il nome che mi disse fu solo quello che usava per lavoro), una prostituta a cui avevano tolto i figli e che viveva in una piccola baracca a ridosso della spiaggia che il mare si stava mangiando. Parlai a lungo con lei, le regalai i miei vestiti, mi protesse durante una rissa nello slum. Io hai tempi ero reduce dalla malria e assumevo chinino per guarire, lei aveva invece contratto la malattia del sonno (così si diceva nello slum, ma non vi è diagnosi medica che lo accerti), senza aver la possibilità di comprare delle medicine o di aver accesso agli ospedali.
Faceva la prostituta da quando aveva 13 anni, aveva iniziato durante la guerra civile e poi ha continuato fino ad oggi. Tra noi si è instaurata un'amicizia e mi ha parlato a lungo di sè.
L'ho intervistata per darle la possibilità di raccontare la storia e mi limito a riportare quellio che mi disse e che registrai.

Sweety. Photographer Eva Menossi
Ciao Sweety, io sono qui da un pò, hai voglia di raccontarmi un  di te? per esempio, spiegami perché sei così magra.
Sono molto malata, ho la malattia del sonno e non ho i soldi per le medicine. Spesso mi viene la febbre molto alta ma non posso farci niente. 
Quanti anni hai?
Ho 29 anni e vivo qui a South Beach nella casa che ti ho mostrato ieri. Sai che quando piove devo tirarmi il materasso sulla testa per non bagnarmi? Te l' ho detto? Sono nata qua  Monrovia o meglio, in un villaggio qua vicino e poi sono venuta qui nella capitale, perché c'era la guerra.
Si, mi ricordo di casa tua. Come sei diventata una prostituta?
Io lavoro come prostituta in strada. Non tutte lavorano in strada. Non ho soldi, posso fare solo questo lavoro, lo faccio perché mi mancano i soldi per vivere, cosa posso fare? Ho perso la mia famiglia durante la guerra quando ero piccola e avevo solo 9 anni. Ho iniziato a prostituirmi quando avevo tredici anni perché i miei amici mi facevano pressione. Sai, in realtà, ho iniziato prima credo... però non sono sicura...vedi loro mi hanno violentata [gli amici] quando avevo nove anni ed ero andata a fare la pipì. Mentre mi sono seduta mi hanno presa. Prima facevo la prostituta in un villaggio nella foresta, durante la guerra.

Non è bello quello che mi racconti, mi dispiace molto. Quanto ti pagano ora?
Sweety. Photographer Eva Menossi.
Mi pagano sui 150 o 200 $ liberiani [1 euro= 95.20 $ liberiani] e di solito ho 2 o 3 clienti a notte e quello che guadagno mi basta appena per vivere. Mi pagano poco perché vado con la gente di qui. Solo una volta sono andata con un bianco e mi ha pagata di più. Prendo poco però almeno non devo niente a nessuno: non ho un capo, lavoro per conto mio. Però non guadagno mai abbastanza soldi per pagare le medicine, non mi posso pagare le cure e non trovo nemmeno NGO che mi aiutino. 
Mi hai detto che hai dei figli...
Si, ho quattro figli, ma me li hanno portati via: per vedere mia figlia maggiore devo chiedere il permesso. Il governo me li ha portati via perché sono malata e non posso mantenerli, ma mi mancano, vorrei stare con loro. Mia figlia maggiore ha 14 anni e vive a Bona Beach, qui vicino, per questo ogni tanto riesco a vederla e mi aiuta a lavare i panni, è brava sai?
Ti droghi? Qui vedo che molti fanno uso di crack.
Si ma non c'è solo il crack, abbiamo anche altro, per esempio una droga chiamata "Italian Wine" si fuma anche quella, io la prendevo per stare un pò meglio.
Ma perché non vai in ospedale?
Non posso andare in ospedale! Non ho i soldi per pagare i medici e posso comprare solo le pastiglie che vendono in strada perché quelle della farmacia costano di più. Sai molte persone muoiono di malattia negli slum, specie adesso che c'è l'ebola, anche se dicono di avere un'unità apposta al JFK ti prendi l'ebola! Io non voglio andare, ti lasciano lì e ti isolano anche se non hai i sintomi.
Si, l'ebola è un'emergenza qui. Nessuno fa nulla secondo te?
Secondo me in Liberia non ci sono strumenti per combattere l'ebola. Figurati, negli ospedali non hanno le medicine. Io comunque non ho soldi e non posso andare in ospedale. La cominità internazionale un pò ci aiuta, ma non basta...lo vedi anche tu...
Tra poco devo andare a lavorare e mi devo preparare per andare a lavorare.
Sweety mangiamo qualcosa insieme qui? 
Non ho fame, ho la febbre oggi. Ci sei ancora domani?Non partire senza salutarmi!
No stai tranquilla, piuttosto bussa al convitto, e chiedi di me, ci vediamo domani.

Per il fenomeno dell'ebola in Liberia e Sierra Leone, nonché sulla sanità attendete il mio prossimo articolo.


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